>>
torna a seminari
TV – MASSMEDIA: IN CHE MISURA INCIDONO
SULLA FORMAZIONE DEI GIOVANI? LE DEVIANZE
1- INTRODUZIONE
"Tra gli avvenimenti che hanno segnato il ventesimo secolo occupano
sicuramente un posto di rilievo l'avvento e la rapida e capillare diffusione
dei mezzi di comunicazione di massa. La fase di sviluppo iniziata ai primi
del '900 con la produzione di massa crea, infatti, i presupposti non soltanto
tecnologici ma anche sociali e culturali per l'affermazione preso il gran
pubblico oltre che della stampa anche del cinema e della radio e più
tarde della televisione."*
Ad avviare la storia delle comunicazioni di massa sono i giornali che
richiedono a sua volta un pubblico lettore. Questo pubblico, prima d'élite,
diventa pubblico di massa con la scuola dell'obbligo. La diffusione della
stampa diventa preponderante nei centri urbani dei paesi industrializzati.
Alla fine del 1800 si proietta il primo film e nasce la radio. La televisione,
il cui sviluppo si realizza dopo il secondo conflitto mondiale, prende
rapidamente l'egemonia su tutti gli altri mezzi.
Nell'attualità i Massmedia costituiscono un complesso sistema che
incide sulla realtà economica, sociale, politica, culturale e psicologica
di tutto il mondo, industrializzato e non.
2- IL POTERE DEI MEDIA
La questione del potere dei Massmedia, del loro "effetto" sul
pubblico, sulla cultura e sulla società ha portato a due opinioni
contrapposte: una a favore e l'altra contro i mezzi di comunicazione di
massa.
a)- La prima opinione considera i Massmedia come agenti modernizzatori
e di democrazia. Considerando la società industriale come figlia
del progresso (il mito dell'eterno progresso) gran parte della popolazione
può adesso avvicinarsi al centro della società in un processo
di graduale democratizzazione politica sociale e culturale.
In questo modello i Massmedia contribuiscono ad attenuare in parte le
barriere tra le classi sociali proponendo a tutti le stesse informazioni,
le stesse opportunità d'intrattenimento e di evasione, le stesse
sollecitazioni culturali. Contribuiscono a rafforzare la partecipazione
sociale e politica e per conseguenza la democrazia, creando un’opinione
pubblica più informata e consapevole, favorendo l’integrazione
sociale e allo stesso tempo sollecitando il cambiamento. È stato
cosi, in gran parte, per i giornali.
Sempre dentro questa posizione la TV e i Massmedia, se pure propongono
un prodotto di chiaro livellamento culturale, per raggiungere un pubblico
più amplio possibile, non sempre determinano conformismo, apatia,
passività, sia sul piano ideologico sia politico. Proprio per la
molteplicità di sollecitazioni che offrono ad un numero crescente
di persone, sono catalizzatori dei fermenti e inquietudine che caratterizzano
questo secolo.
b)- La seconda opinione sul potere dei Media considera la società
industriale come società del consumo di massa ossia una società
organizzata in funzione del soddisfacimento delle esigenze della produzione
di massa. Anche il prodotto culturale si fa in serie e si mette sul mercato
come mercanzia da vendere ad un pubblico culturale e ideologicamente omogeneo.
Il livellamento culturale (basso) indotto dai media, anziché configurarsi
come risultato positivo di un processo di democratizzazione, rappresenta
un'acritica accettazione dell’ideologia dominante, dei valori, dei
comportamenti e degli stereotipi culturali che suscitano nel pubblico
una predisposizione alla passività e alla manipolazione, infine,
al controllo sociale.
La cultura di massa prodotta e riprodotta dai Media diventa un collante
ideologico necessario per indurre un elevato consenso sociale.
Cultura di massa funzionale alla perpetrazione dei rapporti di potere
dominanti: uniformità, conformismo, prevedibilità. Da questo
punto di vista il controllo dei Massmedia È il modo di controllo
dell'uomo.
Le due opinioni hanno in comune la concezione del potere dei media come
socialmente illimitato, e tutti i due considerano il pubblico dei media
come passivo, come massa persuadibile, spettatore e non protagonista del
processo di comunicazione. Le due opinioni hanno anche in comune una concezione
"astratta" dei Media come "Enti in se", interpretando
soltanto i suoi effetti, senza studiare la loro struttura concreta.
c)- I Media e la TV non sono "buoni" o "cattivi"
in se stessi, sono solo strumenti dell'organizzazione sociale e la loro
funzione ideologico-formativa dipenderà dal potere che agisce su
di loro, in altre parole da chi produce i Media e quale È la finalità
del loro utilizzo. Il vero problema È il monopolio del potere privato
o statale sottostante, e la vera soluzione È la democratizzazione:
che tutti possano produrre e tutti possano intercomunicare, trasformando
le attuali strutture o creandone di nuove.
3- L'UOMO NECESSARIO
"I Massmedia: 1) gli dicono all'uomo della massa chi è, le
prestano un’identità; 2) gli dicono chi vuole essere, gli
danno aspirazioni; 3) gli dicono come raggiungerle, gli danno una condotta;
4) gli dicono di sentire che così sono le cose anche quando non
lo sono, gli danno una giustificazione." C. Wright Mills.
Ogni società ha bisogno di costruire, di produrre un soggetto
sociale adeguato per mantenere e riprodurre il suo sistema, e utilizza
per ciò le istituzioni: scuola, chiesa, famiglia, Massmedia, ecc...
In Europa il passaggio dal feudalesimo al capitalismo ha prodotto un tipo
d'uomo che rispondeva al bisogno economico dell'epoca: frugalità,
risparmio, ordine, meticolosità, vita modesta, avarizia. L'accumulazione
primitiva del capitale aveva bisogno di quel tipo umano: la personalità
ossessiva o controllata. In questa il risparmio viene prima del consumo,
il dovere prima del piacere: il tempo è oro e il lavoro la principale
aspirazione. Perciò la necessita del controllo delle emozioni e
della sessualità: non c'è tempo per il piacere, tutte le
energie devono essere indirizzate al lavoro. La psicopatologia di questo
tipo umano è la nevrosi ossessiva. È l'epoca nella quale
si diffonde la stampa e ha origine la "novella borghese", con
il suo nuovo tipo d'eroe " il personaggio borghese", realista
e concreto.
Nel nostro secolo, soprattutto dal postguerra in poi, il capitalismo e
le multinazionali hanno bisogno di mantenere e sviluppare i ritmi di produzione.
La fabbrica deve funzionare, a qualunque costo, per ovviare il pericolo
delle crisi. Qual'è l'uomo necessario oggi? Certamente non più
il risparmiatore bensì il consumatore: consumo costante, vorace,
"usa e getta", il piacere tutto e subito.
Le multinazionali hanno bisogno sempre di più di nuovi mercati,
sarà necessaria non soltanto l'espansione territoriale (neocolonialismo),
sino l'espansione del mercato in tutti i settori della popolazione: bambini
e giovani diventano anch’essi consumatori. I Massmedia e la TV sono
gli strumenti privilegiati per diffondere la filosofia necessaria. I Massmedia
perdono il loro ruolo culturale per diventare strumenti di una strategia
commerciale. I Massmedia non solo "vendono" prodotti e idee
ma riproducono un certo tipo di personalità funzionale al sistema.
Attraverso la TV ci dicono chi siamo, chi dobbiamo essere, dandoci modelli
d'identificazione e obiettivi di vita.
Se nel capitalismo primitivo il prodotto sociale del lavoro veniva tolto,
alienato, al lavoratore a cambio di un salario, oggi è l’identità
che viene tolta in cambio di prodotti di consumo: avere diventa sinonimo
di essere, È necessario consumare sempre di più per ottenere
una soddisfazione (che non arriva mai).
Si diventa "eroi" perché si acquista un prodotto e non
perché si fatica a trasformare il desiderio in realtà (nota:
il prodotto che più avvicina alla condizione di falsi eroi È
l’eroina).
Massmedia e TV propagano nei giovani un tipo di pensiero che ha come base
la concezione effimera del presente, senza riferimenti al passato ne legame
con il futuro. Il "tempo è oro" È sostituito da
"vivi l'attimo" e l'apprensione concreta della realtà
è sostituita dalla simulazione, il "virtuale". La realtà
come la storia viene frammentata: non c'è legame tra i fatti, non
c'è totalità ne integrazione, da dove un’indifferenziazione
fra realtà e finzione, cancellata la storia viene cancellata identità.
La base della conoscenza; "pratica - teoria - pratica", viene
sostituita dal pensiero magico onnipotente, il principale atto di magia
è l'acquisto che da tutti i poteri. Lo spettatore vive nell'esperienza
dell'altro (attore, interprete) e non fa la propria esperienza (alienazione),
il letargo dello spettatore sostituisce la potenziale iniziativa del soggetto
sociale. A questo modello di pensiero trasmesso dai Media corrisponde
un modello sociale: il consumismo. Perché c'è bisogno d'ignorare
la propria storia per acquistare, giorno dopo giorno, prodotti per il
loro valore simbolico o mitico (e non per la loro reale necessita).
4- Le devianze
Il concetto di devianza (al contrario del concetto di humanitas), implica
un gruppo sociale e regole create dal gruppo stesso, essendo la sua inosservanza
o trasgressione lo che costituisce la devianza. Il comportamento non è
deviato in se stesso: è la reazione del gruppo che determina la
devianza: si può commettere un delitto (per es. un incesto) e non
soffrire la riprovazione del gruppo sociale.
Tutti coloro che accettano la regola sono i "normali" (dentro
la norma), gli altri, "fuori norma", gli anormali, i "diversi",
gli stranieri. Stabilire la norma implica che un gruppo si assume come
potere e definisca "chi siamo noi" (Chi è con noi) e
chi sono gli altri (stranieri, minoranze, diversi, ecc...) ed anche il
rapporto tra noi e gli altri, perché "norma" e "fuori
norma" si necessitano l'uno l'altro. Questo rapporto può essere
di tolleranza o di emarginazione ("outsider") o di persecuzione,
in funzione anche degli interessi del gruppo dominante (la persecuzione
degli ebrei permetteva la coesione dello stato nazista). Se i bianchi
hanno il potere, i neri saranno emarginati. Quando, in uno stato, una
religione domina, tutte le altre sono in minoranza. Nella scuola pubblica
si può creare emarginazione imponendo lo studio di questa religione.
Il comportamento tossicomane è considerato deviato dalle famiglie
italiane, perché toglie un membro alla famiglia, ed è perseguitato
dalla legge. Ma l’eroina è stata introdotta in Italia negli
anni '70: perché in quel momento preciso? Perché lo stato
pure combattendola è tollerante con la Mafia dell'eroina?
La società, il potere politico ed economico temevano in quelli
anni molto di più il rinnovamento sociale frutto delle lotte giovanili
che la droga stessa. L'introduzione della droga, creando una confusione
fra contestazione e devianza, riduceva l'impatto delle lotte giovanili.
Per il sistema questo costo sociale era preferibile (un male minore),
intanto non eccedesse i limiti di consumo previsti dal sistema stesso.
Il comportamento tossicomane, considerato deviato dalle famiglie, era
e rimane funzionale ad un sistema che non ammette il rinnovamento.
Questo sistema, dominante nei paesi industrializzati, adotta un'attitudine
esquizofrenica, dove sembra che una parte non sa quello che fa l'altra,
dove, in contemporanea genera le condizioni favorevoli alla tossicodipendenza
e imprende determinate azioni per combatterla.
Particolarmente questo sistema ha sempre colpevolizzato sia l'individuo
sia la famiglia, spostando la responsabilità della risoluzione
del problema sulle spalle della famiglia.
Costatiamo, adesso che sono cadute le frontiere e si sono trovate nuove
forme di controllo sociale, di dipendenza, che il sistema tollera maggiormente
il "consumo controllato" delle droghe mentre intraprende una
lotta più decisa contro la tossicomania come stile di vita, insistendo
di più sul ruolo degli educatori (famiglia e scuola).
Il ruolo della famiglia è certamente importante ma non dal punto
di vista della sua responsabilità sociale, sino da quello della
sua complicità, accettando acriticamente un sistema che ha messo
il consumismo come il massimo dei valori.
5- Che fare?
Saremo funzionali alla società intanto manteniamo uno status quo,
cioè le dipendenze? O possiamo per il contrario avviare un pensiero
critico, costruttivo, creativo, che porte alla liberazione delle dipendenze?
Il nostro compito come educatori È formare l'uomo, non "l'uomo
necessario" al sistema consumistico che: ci toglie identità
a cambio di prodotti di consumo, impone l'avere al posto dell'essere,
propone il consumismo come il massimo delle aspirazioni e della soddisfazione
vitale.
Studiare i Massmedia ci ha permesso di capire quale È il modo utilizzato
dal sistema per produrre e riprodurre questo "uomo necessario":
- cancellando la storia,
- frammentando la realtà,
- annullando la pratica e l'esperienza personale.
- stimolando il pensiero magico onnipotente.
- imponendo la passività e la sottomissione.
Per il contrario possiamo, noi educatori, avviare un pensiero che porti
alla libertà, alla liberazione delle dipendenze:
- ricuperando la nostra storia e la nostra identità,
- ridando un significato al futuro,
- ritornando alla pratica e all'esperienza,
- formandoci ad un pensiero critico, costruttivo e creativo,
- ricreando l'unità pensiero-azione.
Cosi solo potremmo proporre ai nostri figli di costruire una identità
loro e non quella che decideranno per loro le multinazionali della mente
e del corpo.
Bibliografia:
Becker, Howard "Los estraños. Sociologia della desviaciòn"
Ed. Tiempo Contemporaneo, Buenos Aires, 1971.
Guinsberg, Enrique "Control de los medios, control del hombre"
Pangea Editores, Mexico, 1988.
Lossito, Gianni "Il potere dei media"
La nuova Italia Scientifica, Roma, 1994.
Guillemot, Gérard "Il pensiero mediatista" manoscritto
"Corso di educazione alla TV", Provv.to Agli Studi di Venezia,
1995.
Sartori, Maria Gabriella "Note sulla tossicodipendenza" manoscritto.
"III° Incontro Latino-americano di psicanalisi", Cuba, 1990.
* cfr. Losito Gianni "Il potere dei media", p. 13.
TV - MASSMEDIA - 3