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IL GRUPPO OPERATIVO NELLA COMUNITA.
Il percorso per Adulti Significativi, -progetto “Fondo per lotta
alla Droga” -, promosso da alcune istituzioni nella Comunità
di Valdobiadenene, Provincia di Treviso, ha avuto la mia partecipazione
come coordinatrice del primo incontro, l’otto novembre 2006.
Alla fine dello stesso, uno degli organizzatori, mi disse: “Sono
esterrefatto dall’efficacia e dalla partecipazione dei presenti.
Per la prima volta ho visto il gruppo operativo in azione.* Infine, la
mia sorpresa è maggiore perché è frequente parlare
della chiusura dell’uomo della montagna, cosa che non si è
verificata oggi”. **
Una Comunità viene definita come un insieme di persone, di gruppi,
e istituzioni che condividono uno stesso luogo, legati da vincoli, e funzioni
e inseriti in un’organizzazione comune. Tra tutti c’è
un’interrelazione, un’interinfluenza e un’interdipendenza
reciproca.
Nel concetto di Comunità intervengono due fattori fondamentali:
appartenenza geografica e funzionale, dando il tutto coesione alla stesa.
Una Comunità, sì differenza da un’istituzione, nel
fatto che gli esseri umani trascorrono nella prima il tempo della loro
vita senza obiettivi esplicitatati; nelle Istituzioni si svolgono funzioni,
ruoli e compiti pertinenti alla stesa. *****
Infine, un insieme di persone diventa un gruppo quando si arriva ad esplicitare
un compito comune.
Questo è stato l’obiettivo del Primo Incontro: Amori e dolori.
Voler bene ai propri figli, può bastare?
Già nel titolo dell’incontro c’è un richiamo
alla dialettica come metodo di pensiero: l’unità e opposizione
dei contrari, che, se integrati e superati, permette al gruppo di arrivare
ad una sintesi.
I partecipanti erano ottanta sei persone, più quattro osservatori
non partecipanti, con il compito esplicito di raccogliere l’informazione
per ulteriori progetti, la “memoria” del gruppo.
Il ruolo del coordinatore- conduttore, a mio carico. Il co-ordinatore,
è la figura ci che permette di mettere ordine insieme. E principalmente
un co-pensatore: aiuta a pensare. Non dalla verità, sino che partendo
dalle domande poste e proposte, dall’informazione offerta ai partecipanti,
dall’interpretazione delle ansietà, dagli impedimenti gruppali
alla libera espressione del pensiero, tira fuori, come nella maieutica,
maieutiké **socratica, la conoscenza che è dentro d’ogni
essere umano.
Nel modello operativo, tutti possono insegnare, perché tutti hanno
un’esperienza di vita che possono comunicare. S’impara e se
insegna insieme e contemporaneamente. Si arriva in questo modo alla sintesi
dialettica. Punto d’arrivo per nuove partenze.
Si supera in questo modo la visione passiva dell’apprendimento,
dove l’altro é soggetto passivo, la “tabula rasa”
de Locke, o la visione dell’educazione “bancaria”, dove
si deposita nella mente altrui, concetti che non le appartengono, diventando
una forma di violenza. Riempire teste, anziché formare teste.
Lo psicologo sociale che lavora nella comunità, con la comunità,
cerca di capire qual è il modello della stessa, non portando il
proprio; collaborando a che sia la comunità stessa colei che trova
il modo de risolvere i propri problemi, diventando consapevoli delle proprie
forse e risorse.
Con la consapevolezza delle proprie forse e risorse, si arriva alla des-alienazione,
recuperando per sé ciò che è proprio, d’ogni
essere umano. Inversamente se depositiamo negli altri, istituzioni o gruppi,
questi finiscono più che frequentemente, ritorcendo il potere dato,
contro di chi le ha istituiti. Salute mentale, non è soltanto adattamento
attivo alla realtà- per noi è: la capacita di trasformare
creativamente la realtà e per conseguenza a noi stesi, la nostra
personalità. Salute Mentale é uguale a creatività.
Nel gruppo operativo – come nella gruppoanalisis -ci si siede in
cerchio. Questo modello ha scoppi precisi: far circolare l’informazione,
evitando cosi che un membro si faccia carico delle ansietà di tutti,
facilitare la comunicazione, indicare la parità dei partecipanti,
nonostante l’assimetria nella relazione: la responsabilità
dell’incontro ri -cade maggiormente sul co-ordinatore.La responsabilità
del progetto appartenne al gruppo, e ai suoi leaders.
Infine, il lavoro nella Comunità è principalmente di prevenzione
, di promozione o sviluppo della salute; molte volte questo implica pure
andare incontro a conflitti d’interessi, - come quando si parla
dell’abuso di sostanze legali e non legali, di droghe e medicinali
– e di quelli gruppi, istituzioni che s’oppongono alla prevenzione
tanto cercata. Il conflitto è parte della vita. Come superarlo
? Crescere è imparare a risolvere problemi.
E la sfida per tutti.