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DESAPARECIDOS,
VIOLENZA E SALUTE MENTALE
ed. Nova Cultura Editrice di Rovigo, 1995.
Traduzione italiana de "La Barbarie Oligàrquica -
Violencia y Salud Mental"
informazioni
e ordini
INDICE
Prefazione di Adolfo Perez Esquivel
Introduzione
PRIMA PARTE: LA BARBARIE OLIGARCHICA
CAPITOLO I : DALL'INQUISIZIONE MEDIEVALE ALLA BARBARIE OLIGARCHICA
1. Il terrorismo come metodo di dominazione
2. Significato della detenzione-scomparsa
3. Significato dell'eresia medievale
4. La condanna a morte per supplizio
5. Relazioni tra modo di produzione, classe dominante e metodi
repressivi
6. Quadro comparativo: Metodi repressivi
Note
CAPITOLO II: LA COSCIENZA OLIGARCHICA
1. Introduzione
2. Le origini
3. Stato federale o Stato unitario?
4. La conquista del "deserto"
5. L'Argentina diventa semicolonia
6. Le conseguenze del regime oligarchico
Note
CAPITOLO III: OLIGARCHIA E DIRITTI UMANI
1. La Costituzione Nazionale e i Diritti Umani
2. Oligarchia e Diritti Umani
3. Politica demografica
4. L'inganno del liberalismo oligarchico
Note
CAPITOLO IV: LO STATO OLIGARCHICO TERRORISTA MILITARE
1. Il Golpe del 1976
2. I gruppi economici che presero il potere politico
3. Il piano economico della Dittatura Oligarchica-terrorista-militare
Note
SECONDA PARTE: VIOLENZA E SALUTE MENTALE
CAPITOLO V: DEFINIZIONE DEI CONCETTI
1. Violenza
2. Ideologia
3. Coscienza
4. Coscienza Nazionale
5. Coscienza e Personalità
6. Coscienza e Salute Mentale
7. Personalità del torturatore
Allegato "A" - Così morirono i desaparecidos
Note
CAPITOLO VI: IL PIANO DI ANNIENTAMENTO NELLE CARCERI
1. Introduzione
2. Che cos'è il carcere?
Allegato "A" Legislazione Nazionale e Internazionale
Allegato "B" Sistema carcerario
Allegato "C" Diritto alla Sicurezza e Integrità
Personale Regime Carcerario
Note
CAPITOLO VII: ANALISI DELLE REAZIONI PSICOLOGICHE
1. Le vie di sfogo della violenza
2. Le malattie psicosomatiche
3. Quadri e sintomi nevrotici e psicotici (I)
4. Quadri i sintomi psicotici (II)
5. La sessualità
6. Atteggiamento verso la morte
7. Emarginazione e auto-emarginazione del detenuto-liberato
Allegato "D" La Negazione del Diritto alla Vita
Note
CAPITOLO VIII: CASI CLINICI
1. Nevrosi traumatica
2. Crisi istero-epilettiche
3. Psicosi
4. Suicidio
5. Un'intervista operativa
Note
CAPITOLO IX: SUL LAVORO CLINICO
1. La psicoterapia sulle vittime della repressione e il ruolo
dello psicologo
2. Le Comunità terapeutiche-Laboratori
CONCLUSIONI
PREFAZIONE
Sono trascorsi tanti anni dall'epoca del Terrore, vissuta sotto
la Dittatura Militare che imperò in Argentina, una strategia
imposta alla stragrande parte dei paesi dell'America Latina dalla
Dottrina di Sicurezza Nazionale. Si istaurò così
un modello di società dominante con un alto costo sociale
di vite per il popolo e un sistema di ingiustizie che continua
ad imperare al giorno d'oggi, nonostante il ritorno a regimi democratici,
più formali che reali.
In questo senso possiamo vedere come si sforza di nascondere e
far dimenticare i fatti accaduti, rinviare i problemi non risolti,
trascurare ferite non rimarginate, indugiare con claudicazioni
di dirigenti politici che hanno preferito la convivenza con i
responsabili del genocidio contro il popolo, piuttosto che adottare
una condotta e un impegno etico, politico e sociale nella ricerca
della verità e della giustizia per far sì che il
popolo possa realmente ritrovarsi e costruire una democrazia autentica
e partecipe.
Il popolo si ritrova oggi in uno stato di stallo giuridico. Durante
il governo presieduto da Raúl Alfonsin, se, da una parte,
si ottiene l'incriminazione delle tre prime Giunte Militari e
la loro condanna, dall'altra, sotto pressione militare, vengono
sanzionate le leggi del "Punto Finale" e quella aberrazione
giuridica chiamata "Legge di Ubbidienza Dovuta". L'attuale
governo del Presidente Carlos Menem, sanzionò per decreto
gli indulti, liberando tutti i criminali e interrompendo così
i processi.
Attraverso i mass media si è cercato che tutto restasse
offuscato e lasciato nell'oblio. Le giustificazioni sono varie,
come : "Bisogna dimenticare il passato e guardare il futuro,
la vita continua". Al contrario sappiamo bene che i popoli
che dimenticano perdono le loro radici e nuovamente cadono negli
stessi mali già patiti. Dobbiamo tenere presente che è
impossibile, a partire dall'impunità, costruire qualsiasi
processo democratico autentico.
Nonostante tutto ciò che segnalo brevemente riguardo l'attuale
situazione del paese, esiste l'azione di riscatto, positiva, di
quelli che non hanno ceduto, e che nel loro impegno accanto al
popolo, conservano la memoria, non per rimanere nel passato, ma
per illuminare le coscienze e costruire un presente che possa
proiettare nuove alternative sociali, politiche e economiche,
impostate sulle necessità del popolo.
Maria Gabriella Sartori è stata una delle tante vittime
della dittatura militare che ha devastato il nostro paese. Il
suo impegno e responsabilità professionale gli hanno permesso,
in base alle sue esperienze vissute nei carceri, di analizzare
le conseguenze psicologiche sulle persone e sul popolo in generale.
Il suo lavoro ci dà la possibilità di chiarire e
recuperare una coscienza critica che ci permette di avanzare nel
processo di Liberazione; processo che non inizia nel 1976 me è
la continuazione di una lunga storia di incontri e separazioni,
di scontri, evoluzioni e involuzioni nella vita del popolo.
Tupac Amaru diceva: "Di sconfitta in sconfitta stiamo costruendo
la vittoria", siamo in marcia e i contributi a quel procedere
sono diversi.
Ho già sottolineato che la Sartori, in questo libro che
presenta, denota gli effetti della prigione sulla personalità
delle detenute e le sue conseguenze psicologiche, ebbene voglio
riferirmi ai metodi di studio utilizzati nell'indagine. Questi
sono particolarmente accentrati sull'osservazione diretta, giacché
fu partecipe, ma sono presenti anche l'osservazione indiretta
e l'utilizzazione del metodo clinico, attraverso i colloqui e
la psicoterapia.
Altri argomenti sviluppati sono: la legittimazione della violenza
pianificata e sistematica; le giustificazioni del torturatore
per esercitare la violenza; e il livello di consapevolezza, le
alterazioni, il deterioramento psichico e le sue conseguenze individuali
e sociali.
Tutta questa analisi evidenzia come il regime militare non soltanto
mette in atto l'eliminazione fisica degli oppositori, come nel
caso dei 'desaparecidos', ma che la metodologia repressiva era
mirata alla paralisi sociale, all'irresolutezza, all'annichilimento
psichico, fisico e ideologico delle masse.
Un altro degli aspetti che tratta la Sartori è la capacità
di resistenza e di coscienza dei militanti nelle situazioni limite
delle prigioni; così come della coscienza e distruzione
in quelli che non hanno potuto resistere e hanno ceduto. Nel punto
8 della sua introduzione, analizzando un esempio proprio di questa
situazione, esprime: "Possiamo supporre che la psicopatologia
è conseguenza della sconfitta. Ci si "ammala"
quando si è sconfitto. Non si è sconfitto quando
si cade ma quando si fa ciò che vuole il nemico. E ciò
che il nemico vuole è che il prigioniero politico abbandoni
il suo progetto di vita per la liberazione, scegliendo quello
che il nemico pretende".
La dittatura militare valutò le forme di violenza da applicare,
in diversi livelli e condizioni, dall'annichilimento della persona
alla sottomissione del popolo attraverso la politica del terrore.
Perciò oggi è necessario riflettere e capirne le
conseguenze, e capire ciò che sta accadendo nel campo popolare.
Siccome il presente è frutto di quel passato, non possiamo
ignorare e tanto meno dimenticare, come alcuni pretenderebbero.
Sottoscrivendo quest'idea, la Sartori va analizzando con sistematico
rigore i significati del comportamento umano, i livelli di coscienza
individuale e sociale, e la conformazione della coscienza come
la comprensione integrale del significato della realtà
obiettiva e soggettiva. Ciò implica il proposito attivo
di trasformarla, dando facoltà alla creatività,
identificandosi e integrandosi con progetto di vita superiore.
Il popolo argentino si trova oggi davanti ad un crocevia della
coscienza collettiva, la dittatura militare ha lasciato profonde
ferite non ancora rimarginate, una generazione che è stata
eliminata dalla repressione e le devastanti conseguenze della
Guerra delle Malvinas sulla gioventù. Dal potere s'implementano
le giustificazioni ideologiche impiegate dalla dittatura militare
e che, ancora oggi, prendono vigore dal modello neoliberista delle
politiche economiche di "adeguamento", di capitalizzazione
e di privatizzazioni. Tutto ciò per distruggere e sottomettere
il popolo in nome dell'erroneamente denominata Civiltà
Occidentale e Cristiana.
Gabriella Sartori esamina la condizione umana sottoposta alla
violenza e al carcere, i suoi comportamenti. Come terapeuta si
rivolge in modo particolare ad un settore della popolazione che
ha subito direttamente la repressione e la violenza perpetrata
dalla politica di terrore contro il campo popolare. Ma, oltre
alle vittime che hanno patito la prigione, dobbiamo considerare,
dice, che tutto il popolo, a diversi livelli, visse sommerso nel
Terrorismo di Stato.
Nel libro segnala la necessità di unificare criteri riguardo
a ciò che si considera e s'intende per Salute Mentale e
per Malattia Mentale, e propone vie alternative e una metodologia
di lavoro possibile con il paziente ex detenuto, liberato, comprendendo
come ha vissuto e vive oggi, dopo le conseguenze subite, quel
progetto integrale di vita che lo avevano portato alla militanza
e all'impegno sociale. Quali sono i suoi conflitti, le sue difficoltà
e le sue aspettative oggi? In quale modo il suo passato si ripercuote
e segna oggi la vita dei figli di questi genitori prigionieri,
'desaparecidos'?
In questo senso l'autrice mette in evidenza uno dei fatti più
commoventi: il significato dell'assenza. Rivela come un bambino
con i suoi genitori prigionieri o 'desaparecidos' non è
un bambino abbandonato, ma un bambino che subisce l'ingiustizia
ai livelli più profondi con i quali si può far violenza
ad un essere umano. Questo dramma lo possiamo vedere e vivere
ogni giorno: il 'desaparecido' è assente per sempre.
Alcuni di noi che abbiamo sofferto in passato l'esperienza del
carcere e della tortura, dell'isolamento prolungato, che siamo
stati sottoposti a pressioni psicologiche, abbiamo imparato le
facoltà e i limiti della condizione umana sottoposta alla
violenza organizzata del sistema di oppressione, e anche la capacità
di resistenza e di lotta per rimanere uomini e donne liberi, nella
coscienza e nello spirito, anche dietro le sbarre. Per questo
dobbiamo avvicinarci con molto rispetto e solidarietà a
tutti quelli che si sono impegnati e hanno lottato insieme al
popolo.
Gabriella Sartori apporta con questo spirito la sua esperienza
personale e professionale e ci fa capire che nonostante tutto
è ancora possibile costruire la speranza e l'utopia di
un popolo.
Adolfo Perez Esquivel
Buenos Aires, 19 marzo 1993
INTRODUZIONE
Gli avvenimenti politici e repressivi che si verificarono nel
1976 e seguenti, presero di sorpresa tutto il campo popolare.
Fino ad oggi, anno 1984, molti sono i lavori e le pubblicazioni
realizzate sia in Argentina che all'estero, scritti da persone
direttamente colpite dal regime o da Organismi di Difesa dei Diritti
Umani, che cercano di descrivere e di spiegare quanto accaduto.
La giusta bandiera della ricomparsa in vita dei detenuti scomparsi
non invalida oggi le accuse di genocidio rivolte ai responsabili
del golpe di stato del 24 marzo 1976. L'evidenza del ritrovamento
di numerose tombe collettive e la scoperta di cadaveri con palesi
segni di tortura e atroci mutilazioni, stanno a confermare che
sono responsabili di crimini di lesa umanità.
Dall'evidenza delle carceri e dei campi di concentramento, che
si scoprono soltanto oggi alla pubblica opinione argentina (però
noti e denunciati da anni a livello internazionale), si percepisce
l'esistenza di un fenomeno repressivo, qualitativamente diverso
per la pianificazione scientifica dello stesso, ma affatto nuovo
nella storia del nostro paese per quanto riguarda le metodologie
utilizzate.
La contraddizione storica "POPOLO OLIGARCHIA" raggiunge
il suo apice con il golpe del 1976.
Nel 1976 si confrontano due progetti di stato, due filosofie politico
sociali, e di conseguenza, sul piano individuale, due progetti
di vita, uno dei quali è rappresentato dalla Coscienza
Oligarchica, sorta e consolidata nel corso dello scorso secolo
sulla base della violenza, dello sfruttamento e dell'annichilimento
di ogni forma di resistenza popolare. Questo progetto si basa
sull'alleanza con l'imperialismo di turno inglese o statunitense
e che, nonostante la sua conformazione nazionale, risulta antinazionale
nei suoi interessi, progetti e obiettivi.
In contrapposizione alla stessa si sviluppò nello scorso
secolo la Coscienza Nazionale che acquisì progressivamente
maggiori livelli di comprensione e di espressione.
La 'picana eléctrica' venne già utilizzata contro
il popolo argentino nel 1930, durante il golpe oligarchico che
destituì il governo popolare di Yrigoyen, dando inizio
al periodo denominato 'Década Infame', periodo nel quale,
secondo lo storico J.J. Hernàndez Arregui, la Coscienza
Storica degli argentini si trasformò in Coscienza Nazionale.
Comunque la repressione contro il popolo non comincia nel 1930
e non finisce, secondo noi, nel 1983.
Per riuscire a prevedere il futuro è necessario capire
il presente e analizzare il passato, non come un mero esercizio
sterile o esclusivamente intellettuale, ma per intendere quali
sono state le forze in campo e sostanzialmente, quali erano i
loro progetti storici.
Il popolo argentino ambisce la Pace e la Giustizia, ma nella coscienza
oligarchica pace significa sottomissione, da ottenere, se è
il caso, per mezzo della forza e del terrore. Questo metodo di
"pacificazione" non è stato soltanto sperimentato
e perpetrato nei campi di concentramento e nelle carceri argentine
durante la dittatura militare appena spodestata, ma su tutto il
territorio nazionale, che divenne un immenso lager, nel quale
si utilizzarono diverse tecniche e metodologie di repressione,
scientificamente pianificate, per colpire in modo diversificato
i diversi settori della popolazione;
Per le più alte espressioni della Coscienza Nazionale,
quelli definiti "incorruttibili" e "irriducibili";
il carcere, il lager, la morte.
Per l'insieme della classe operaia: la minaccia della perdita
del posto di lavoro, la fame, la disoccupazione, la costrizione
a canalizzare ogni energia nella lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Per il ceto medio: l'alternanza del terrore con "favori",
(quali i "dollari falsi" e la possibilità di
speculazione finanziaria stimolata dal Ministro dell'Economia
Martinez de Hoz), come metodo per ottenere il consenso, assieme
alla minaccia della perdita dei loro scarsi privilegi.
Per gli imprenditori nazionali: una politica dichiaratamente contraria
allo sviluppo industriale, che portò al fallimento un alto
numero di aziende.
Per i piccoli e medi produttori agricoli: il soffocamento economico,
la perdita delle proprietà, l'estinzione di questo settore
produttivo.
Il progetto oligarchico del 1976 significò l'eliminazione
del settore più significativo di una generazione di argentini;
una generazione di operai, di studenti, d'impiegati, d'intellettuali
e di professionisti che sintetizzavano il progetto di Liberazione
Nazionale e Sociale.
Questo progetto di annichilimento e di distruzione nazionale,
venne studiato ed eseguito con una chiara visione del futuro,
e i suoi effetti non si manifestano tutt'oggi completamente. Le
nuove forme di dipendenza dall'imperialismo e la sovversione dei
valori si manifestano a lungo termine.
Una generazione di ragazzini argentini, figli della classe operaia,
nati mentre si attuava il piano economico del ministro Martinez
de Hoz, hanno patito la fame dalla nascita. Sono già 300.000
i bambini che sono stati "annientati" dalla politica
della fame, morti per denutrizione. Ci sono inoltre migliaia di
bambini dai 5 ai 7 anni con ritardi mentali dovuti alla carenza
o all'insufficienza proteica dell'alimentazione nei primi anni
di vita. Questa generazioni di argentini, con problemi di apprendimento
riuscirà a malapena a concludere la scuola dell'obbligo,
e in prospettiva, quando s'inseriranno sul mercato del lavoro
potranno aspirare soltanto a mansioni di "operai non qualificati".
Questa è la generazione che dovrebbe essere protagonista
nell'Argentina del 2000.
Ovviamente, in un progetto prevalentemente agricolo esportatore,
si verifica un eccedente di popolazione e non ha bisogno di manodopera
qualificata.
Argentina, un paese che presenta le ferite e le umiliazioni dovute
alle migliaia di detenuti scomparsi, ai prigionieri che transitarono
per tutte le carceri della dittatura, ai familiari delle vittime
della repressione, ai reduci della guerra delle isole Malvinas,
potrà rimarginare le sue ferite soltanto attraverso la
Giustizia.
Il problema della Giustizia non si risolve con la condanna alla
prigione dei nove capi delle Forze Armate e dei principali esecutori
della repressione terrorista, ma nella possibilità per
un popolo con autentica vocazione nazionale di realizzare il suo
destino storico.
Quindi Giustizia significa Liberazione Nazionale e Sociale.