Maria Gabriella Sartori, psicologa - psicoterapeuta

 

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FIGLI VERI E FIGLI NON VERI

PREMESSA

Ogni società nei diversi momenti storici elabora una politica di popolazione, in relazione ai suoi bisogni e possibilità di produzione e riproduzione. Questi due momenti: produzione dei propri mezzi di sussistenza e produrre le nuove generazioni sono la base stesa della sopravivenza di cada gruppo sociale e umano.
Per esempio,
In un’economia predominantemente agricola e pastora, avere più figli, “tutti quelli che dio manda”, sono le necessarie braccia per il lavoro, mentre in una società minacciata dalle incursioni e di pericoli esterni, come nelle tribù indigene amazzoniche, quando i “conquistadores “ europei facevano frequenti aggressioni armate, gli indiani avevano stabilito due figli per copia, e in quel modo, potevano rifugiarsi nella foresta, portando cada uno un figlio con sé.
Nell’Argentina del secolo XVIII e XIX, l’oligarchia terriera, stabiliva invece una politica di popolazione sulla base della relazione matematica, il rapporto numerico tra mucche e abitanti. Partendo da un modello agro-esportatore, affermavano che la relazione ottima era di quattro mucche per abitante, e tutto il resto, della popolazione, era in eccesso. Non doveva che emigrare.
Nella Gran Bretagna del capitalismo primitivo, l’alto numero dei figli era pure un problema da risolvere, l’emigrazione era una delle soluzioni, l’altra, cosi se discuteva nel Parlamento, era la proposta con un pò d’ironia, de J. Swift, di mangiare i figli degli operai.
Nell’attuale Europa altamente industrializzata, o capitalismo avanzato dove si richiede una mano d’opera molto specializzata, si osserva una situazione paradossale.
I tempi della formazione e conseguentemente, l’ingresso nel mercato del lavoro si allungano, unito all’emancipazione crescente della donna, dal dopoguerra in poi, con gli sviluppi scientifico-tecnici che allungano la speranza di vita, -90 anni nel 2050 – anno portato ad una crescita zero, due figli per copia. Pero, l’atualle tendenza, prodotta dalle contraddizione interne dello stesso capitalismo avanzato, dove le donne per essere competitive con i colleghi maschi non devono avere figli, e non sono stimolate ad averli, genera che la crescita zero diventi in negativo, con un figlio per copia.
E stato calcolato che in circa dodici generazione, le popolazioni europee, -bianche, -scompaiono.
Questo a sua volta crea il fenomeno che si osserva in modo crescente da due decenni: l’immigrazione de popolazione adulta, per i lavori che gli europei non desiderano più fare e l’adozione de bambini, e /o affidamento principalmente dall’estero, -terzo mondo e/o paesi dell’Est.

TRA MITO E STORIA.

Un bambino è adottato. Un popolo si libera dalla schiavitù.
Mosé: personaggio multiforme e contraddittorio, diviso fra due terre e due appartenenze, è lo straniero e il liberatore, il taumaturgo e l’inadempiente. Con l’Esodo, nasce la coscienza di un popolo, l’uomo della tribù d’Israele usa il “noi”, per la prima volta, la collettività si riconosce in una storia, in un mito – guida -, che lo porta dalla schiavitù alla libertà. Dall’Egitto alla Terra Promessa.
La schiavitù degli ebrei in Egitto inizia progressivamente dopo la morte di Giuseppe, fino all’ultimo figlio di Giacobbe. Questa tribù era diventata una minaccia; dai 70 componenti iniziali, in poche generazioni divennero 600. 000 uomini. Inizialmente condannati ai lavori forzati, e poi alla schiavitù, - che durò duecento dieci anni -per la costruzione delle Piramide. Però temuti nonostante.
Il Faraone emana il decreto; che ogni maschio ebreo sia ucciso dalla nascita, gettandoli nel fiume.
Il Signore [ * ] disse al padre di Mossé: tuo figlio riscatterà il popolo ebraico dalla miserevole condizione in cui è stato gettato dagli egiziani, e la sua memoria sarà celebrata finché il mondo durerà, e non soltanto fra gli ebrei, ma anche presso gli stranieri.
Il Signore disse poi alla principessa egiziana, madre adottiva di Mosse: " non era figlio tuo, eppure come tale lo trattasti...
Per questo ti chiamerò figlia mia, benché tu non lo sia.”
Cosi quando i figli “non veri” , scoprono le sue origini, come Mosé, decise di aiutare i fratelli , dicendoli: “Non perdete il coraggio, verranno tempi migliori, ogni cosa in questo mondo tende verso il suo contrario, e nulla è più mutevole che le sorti dell’uomo.”
La bellezza di queste parole bibliche, ci riportano a ripensare il ruolo dei genitori “veri” e “non veri”, come dicono i figli adottivi, generando una doppia alleanza.

UNA COPPIA SI SALVA.
FLAVIO GIUSEPPE.
E il nome che do ad un figlio prima in affidamento, poi adottivo.
Quando Flavio mi telefona, un tardo adolescente, penso: “con tutti quelli cognomi! Diventeranno una famiglia?” La madre di Flavio, mi aveva telefonato pochi giorni prima chiedendomi un aiuto per suo figlio in affidamento. Data la età, le consigliai che mi chiamasse lui.
Prima di Flavio, nella coppia sterilità psicologica.
Lui é un ragazzo presso in affidamento. I genitori “veri “di Flavio si separano quando lui aveva due anni. Poi la madre si ammala e infine muore.
I genitori “ non veri” sono due libero professionisti benestanti. Lei vuole figli ma no riesce ad avergli. Lui il futuro padre, decisamente non li vuole.
Però arriva Flavio, preso in affidamento, che s’inserisce con molta saggezza nella coppia. Poi arriva il “figlio vero”, il bebè, che scompensa a Flavio, ingrassa molto, diventa passivo, lui teme non essere più amato. Questo è il motivo di consulenza.
“Mi piace solo il calcio mi dice, se non fosse per il calcio sarei arrivato a 200 kg.! “Però ha smesso di giocare.
Incontro i genitori, le emozioni che circondano i nostri incontri sono forti. Finalmente il padre “non vero”, dice: Ho capito adesso, non voglio due figli, uno di classe A e uno di classe B, adotterò a Flavio- come un nostro figlio, a tutti gli effetti.
Però era Lui che aveva permesso la nascita della famiglia.
Ecco il disegno della famiglia:
Disegna per primo a suo padre adottivo, poi se stesso, e infine la madre. –
I commenti mentre disegnava:
I miei genitori arrivano stanchi e stufi di sera. Io sono un pigro. Non capisco perché lavorano cosi tanto, …sono contenti del loro lavoro.
Io faccio di baby sitter del bebè, tutti i giorni.
Aspetta, mi dice: Dove lo metto al tatto? …in braccio, per terra, …sta benissimo li, con il cuccio in bocca…[ vedere allegato]

“La mia Famiglia”

Per concludere. Il mito di Mosè, può essere letto, come il desiderio di ogni persona, di ogni popolo che èssendo oppresso o vittima della schiavitù, non desidera che la libertà, di arrivare alla Terra Promessa, rapresentata oggi dai paesi altamente industrializzati.
L’adozione e/o affidamento di bambini stranieri, con la doppia alleanza che genera, non permetterà lo sviluppo di una maggior comunicazione tra le culture?


[* ] Il signore, o la Coscienza storico-sociale si direbbe oggi.

Nota. Il 2006 d.c. corrisponde al 5767 del calendario ebraico, che discende direttamente dal calendario babilonese- luni-solare.

BIBLIOGRAFIA.
Ginzberg, Louis, Le leggende degli ebrei, tomo IV, Biblioteca Adelphi 440, Milano, 2003.
Rivista L’espresso, n. 23, giugno 2006. “Sul tetto dei 70 “.
Sartori Maria Gabriela, La Barbarie Oligarquica, Violencia y Salud Mental, El Bloque Editorial, Buenos Aires, 1993. Traduzione al Italiano, “Desaparecidos “, Violenza e Salute Mentale, Cap. III, Nova Cultura Editrice, Rovigo, 1995.
Treviso, Italia, 27/06/2006